Gli indici di redditività misurano la capacità di un’impresa di generare valore e produrre reddito.
Fanno parte della categoria più ampia degli indici di bilancio.
La loro funzione è quella di fornire indicatori sintetici che favoriscono un confronto più agevole tra bilanci di annualità differenti o anche di imprese diverse.
Per poterli calcolare, è quasi sempre necessario mettere a rapporto dati provenienti da:
- Conto economico riclassificato;
- Stato patrimoniale riclassificato.
Esistono numerosi indici di redditività, detti anche indicatori economici. È opportuno sapere che lo stesso indice può assumere denominazioni diverse.
In pratica si usano nomi diversi per definire la stessa grandezza.
Ciò è dovuto in particolare all’uso di acronimi e all’ampia diffusione di termini anglosassoni che ha contagiato tutte le discipline di gestione aziendale.
Per fare un esempio: MOL, EBITDA e Margine Operativo Lordo esprimono la stessa misura, in altre parole sono dei sinonimi.
Per quanto gli indici di redditività possano essere importanti, devono sempre essere inseriti in una riflessione più ampia di analisi delle attività aziendali.
Un singolo indice non è infatti in grado di rappresentare la situazione in modo completo.
È dunque importante che l’analisi di redditività avvenga in relazione agli altri indici di bilancio, come quelli finanziari e patrimoniali.
Non è indispensabile valutare un gran numero di indici. Meglio sceglierne pochi, quelli più adatti per il tipo di osservazione che si va ad effettuare, inserendoli in un contesto di analisi più esteso.
Altrettanto importante è osservare le variazioni degli indici nel tempo, attraverso il calcolo e l’analisi dello stesso indicatore eseguita su bilanci di annualità differenti (almeno 3) in modo da studiarne l’evoluzione e le variazioni da un periodo all’altro, per poi risalire ai fattori che li hanno determinati.
Il ROE è l’acronimo di Return On Equity, ovvero redditività del capitale proprio aziendale.
Si calcola mettendo a rapporto:
- Il risultato di esercizio (reddito netto);
- Il patrimonio netto.
In questo modo, si ottiene la seguente formula: (utile/patrimonio netto) x 100. Il risultato si esprime in forma percentuale (%).
Si tratta di un indice che si utilizza in particolare per l’analisi delle società quotate. La differenza di queste ultime rispetto alle PMI è di avere una valorizzazione di mercato.
In questi casi come valore del patrimonio netto è utilizzato il valore di capitalizzazione di borsa.
Nel caso delle società non quotate si utilizza invece il valore di libro, ovvero il dato del patrimonio netto che si può ricavare dal bilancio.
Quest’ultimo però non è una quantificazione fedele del reale controvalore dell’azienda che dovrebbe invece essere utilizzato nella misurazione del rendimento.
Nel caso il ROE ottenuto dai dati della tua azienda risulti 8%, significa che il capitale investito direttamente dai soci guadagna 8 € ogni 100 € investiti.
Per fare chiarezza, un esempio pratico, basandoci sui seguenti valori:
- Risultato d’esercizio = 40.000;
- Patrimonio netto = 500.000;
- (40.000/500.000) x 100 = 8%.
Il ROE diventa importante in caso di acquisizione di un’impresa in quanto può aiutare a capire in che misura investire in tale azienda sia profittevole.
Il ROI è un indice di redditività molto importante, perché analizza quanto gli investimenti effettuati siano in grado di generare reddito.
Il suo acronimo contiene la definizione anglosassone di Return On Investments, ritorno degli investimenti.
Si calcola mettendo a rapporto questi 2 valori:
- Il reddito operativo;
- Il totale attivo di stato patrimoniale.
La sua formula è la seguente: (reddito operativo/totale attivo) x 100. Il risultato si esprime in forma percentuale (%).
Per capire come valutarlo, facciamo un semplice esempio: ipotizziamo che il ROI calcolato risulti pari al 5%, significa che per ogni 100 € che hai investito nella tua azienda, il rendimento corrisponde a 5 €.
Facciamo un esempio più pratico:
- Reddito operativo = 80.000;
- Totale attivo = 1.600.000;
- (80.000/1.600.000) x 100 = 5% (5 € guadagnati per ogni 100 € investiti).
Il ROS è uno degli indici di redditività più importanti, che permette di calcolare quanto l’azienda guadagni direttamente dalle vendite.
In qualche modo rappresenta una media dei margini sulle vendite.
Il suo acronimo proviene dall’inglese Return On Sales, ritorno dalle vendite.
Il ROS si ottiene mettendo a rapporto i seguenti valori di bilancio:
- Il reddito operativo;
- I ricavi da vendite e prestazioni.
Così facendo, la formula che si ottiene è questa: (reddito operativo/ricavi da vendite) x 100.
Il risultato si esprime in forma percentuale (%).
Calcolando tale formula, il valore percentuale che si ottiene è equivalente al totale di euro che l’azienda realizza, ogni 100 € di vendite effettuate.
Per capire meglio, vediamo un semplice esempio pratico:
- Reddito operativo = 120.000;
- Ricavi da vendita e prestazioni = 1.800.000;
- (120.000/1.800.000) x 100 = 6,6%.
Se la tua azienda ottenesse tale risultato, significherebbe che, per ogni 100 € di prodotti o servizi venduti, avresti ottenuto mediamente 6,6 €.
Un ROS minimo deve essere superiore al peso degli oneri finanziari sul valore della produzione.
In altre parole, il reddito operativo deve essere in grado di ripagare almeno gli interessi passivi.
Il ROS, dal momento che è strettamente collegato al ciclo produttivo e commerciale dell’azienda, dovrebbe essere monitorato almeno 1 volta ogni trimestre.
Il MOL indica la capacità del capitale di generare ricchezza al netto di tasse, interessi, svalutazioni e ammortamenti. EBITDA è l’acronimo inglese earning before interest, taxes, depreciation and amortization.
É anche chiamato Margine Operativo Lordo e si ottiene prendendo il fatturato e togliendo i costi operativi, costi gestionali e costi del personale.
Per calcolarlo è necessario prima fare la riclassificazione del conto economico a valore aggiunto.
Per poter confrontare facilmente questi valori di redditività è necessario esprimerli in forma percentuale, ovvero rapportare il risultato al valore della produzione (valore della produzione = ricavi + variazione rimanenze). EBITDA% = EBITDA/valore della produzione x 100.
Invece l’EBIT indica la capacità del capitale di produrre ricchezza al netto delle tasse e interessi. L’acronimo proviene dell’inglese earnings before interest and taxes.
Rispetto al nomale reddito operativo (EBIT) questo indicatore esclude la gestione accessoria (detta anche non caratteristica) e in certi casi anche la gestione straordinaria.
Si tratta di un indice di interesse marginale poiché da qualche anno il bilancio civilistico non distingue più i costi e ricavi straordinari che dunque rimangono validi solamente per valutazioni interne all’impresa. Per quanto attiene la gestione accessoria, è pressoché inesistente nel mondo delle PMI.
Per questo il ROGC è un indice di redditività raramente preso in considerazione.
È uno degli indici di redditività maggiormente considerati dal sistema bancario; misura la capacità di coprire i costi finanziari con il Margine Operativo Lordo.
Si calcola con la seguente formula: MOL/oneri finanziari.
Il costo del venduto su fatturato è un indice che cerca di analizzare il peso dei costi di produzione, impiegati direttamente nella creazione dei prodotti.
Si tratta di un indice che può aiutare l’impresa nell’analisi dei costi di produzione.
Per calcolarlo è necessario prima riclassificare il conto economico a costo del venduto.
È un dato che si esprime in forma percentuale e la sua formula è la seguente: costo del venduto/valore della produzione x 100.
Ad esempio, prendiamo in esame i seguenti dati di bilancio:
- Costo del venduto = 600.000;
- Valore della produzione = 1.000.000;
- (600.000/1.000.000) x 100 = 60%.
Ciò significa che, ogni 100 € di vendite effettuate, l’azienda deve spendere almeno 60 € per la produzione diretta.
Il ROD, diversamente dagli altri indici, non calcola in modo diretto la redditività. Misura però quanto la redditività aziendale sia influenzata dai costi di finanziamento.
In parole più semplici, il peso dei tassi d’interesse applicati mediamente sui debiti. L’acronimo proviene dall’inglese Return On Debt, ritorno dei debiti.
Il ROD si calcola mettendo a rapporto 2 dati di bilancio:
- Gli oneri finanziari;
- I finanziamenti di terzi.
La sua formula è la seguente: (oneri finanziari/mezzi di terzi) x 100.
Il risultato si esprime in forma percentuale (%).
Proviamo a fare un esempio pratico, per capire meglio:
- Oneri finanziari = 30.000;
- Finanziamenti di terzi = 1.800.000;
- (30.000/1.800.000) x 100 = 1,7%.
In tal caso, significa che l’azienda paga un interesse medio dell’1,7% sui propri mutui e prestiti.
L’indice di efficiente produzione esprime la capacità, da parte dell’azienda, di produrre reddito.
Per poterlo calcolare, è necessario mettere a rapporto i seguenti valori:
- Ricavi di vendita e prestazioni;
- Break-even point.
La formula per ottenere l’indice di efficiente produzione è la seguente: ricavi da vendite/break-even point.
Per poter essere considerato sufficiente, il risultato di tale indice deve essere quanto meno positivo, in quanto ciò significa che l’azienda è in grado di produrre reddito.
In caso invece risulti negativo, l’azienda non è in grado di ripagare i costi aziendali e quindi matura una perdita di esercizio.
Gli indici sono molti ed esistono casi in cui calcolarli è essenziale, come quando si richiede un finanziamento bancario, poiché influiscono sul rating. Vale la pena però ricordare che il rating, così come le analisi eseguite dalle banche dati che misurano l’affidabilità creditizia, si basano sui bilanci civilistici depositati.
Quindi parliamo di informazioni incomplete e talvolta superate dalle dinamiche più recenti.
Comunque, l’uso degli indici di redditività permette all’imprenditore di poter valutare l’evoluzione della propria azienda nel tempo, quindi di effettuare dei confronti interni. Conoscere i propri indici di redditività permette di confrontare l’azienda con qualche competitor nel settore.
Questo tipo di analisi, che prende il nome di benchmarking è un processo annuale che le grandi imprese svolgono regolarmente a supporto delle scelte di tipo strategico.
Si tratta peraltro di un processo poco dispendioso e quindi alla portata anche delle PMI.
Rispetto a dinamiche di mercato in continuo cambiamento, quando si parla di redditività è importante poter basare le analisi su dati freschi in modo da orientare le decisioni aziendali.
In quest’ottica è opportuno che ogni azienda progetti il proprio sistema di Controllo di Gestione e gli indicatori più adatti per la propria analisi di bilancio.
Una volta scelto il metodo, cioè quali indici di redditività utilizzare in base ai propri bisogni informativi, è opportuno monitorare questi parametri nel tempo, così da poter mantenere dei riferimenti precisi.
Se ci sono degli scostamenti significativi, è poi bene interrogarsi sui motivi che li hanno determinati.
Fonte: https://farenumeri.it/indici-di-redditivita-pmi/
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