EQUILIBRIO ECONOMICO: FONDAMENTO DELLA VITALITÀ AZIENDALE

L’equilibrio economico è la capacità dell’impresa di coprire con i ricavi tutti i costi sostenuti per acquisire i fattori produttivi impiegati, e allo stesso tempo di garantire una congrua remunerazione del capitale portato dai proprietari.

Dal confronto tra ricavi e costi scaturisce il reddito netto d’esercizio, che è la misura per eccellenza dell’equilibrio economico di un dato periodo.

L’importanza dell’equilibrio economico è legata al fatto che si tratta di una condizione fondamentale di vitalità dell’impresa: un’impresa non in grado di remunerare congruamente tutti i fattori produttivi, non possiede autosufficienza ed è destinata ad estinguersi.

L’equilibrio economico si può avere nel breve periodo (ad esempio un esercizio annuale), ma non necessariamente nel medio-lungo periodo (e viceversa).

Ciò che conta di più, ai fini dell’autosufficienza economica e della vitalità dell’impresa, è l’equilibrio di medio-lungo periodo, che spesso comporta politiche di gestione orientate allo sviluppo.

Tuttavia, anche l’equilibrio economico di breve periodo è importante, perché da esso dipende la possibilità di remunerare regolarmente il capitale proprio portato dai proprietari.

Gli indici di bilancio per valutare l’equilibrio economico

Premesso che la misura del bilancio d’esercizio più immediata per esprimere l’equilibrio economico è il reddito o risultato economico netto, per cogliere più analiticamente la reale economicità della gestione si calcolano alcuni indici di redditività tratti dal bilancio d’esercizio.

Questi ultimi, tipicamente, esprimono in percentuale la misura in cui il reddito remunera il capitale apportato, oppure i ricavi di vendita conseguiti.

I principali indici di redditività sono:

- Il ROE (Return on Equity) o redditività del capitale proprio, che segnala in che misura % è remunerato il capitale portato dai proprietari.

- Il ROI (Return on Investment), o redditività del capitale investito, che mostra la redditività della gestione operativa ottenuta dal capitale investito (capitale proprio + capitale di debito).

 

- Il ROS (Return onSales), o redditività delle vendite, che mette in luce la remuneratività % dei ricavi di vendita.

Equilibrio economico e punto di pareggio

Il punto di pareggio è una particolare misura, molto nota e diffusa, di analisi dell’equilibrio economico. Viene comunemente indicato come Break Even Point (BEP) e consiste nel quantificare il volume di vendita che occorre realizzare “per chiudere i conti in pareggio”, cioè senza perdite e né utili.

È cioè il limite al di sotto del quale in un dato esercizio non si dovrebbe andare, se non si vuole chiudere in perdita.

 

Nella sua formulazione più semplice esso è dato da:

Il calcolo richiede la distinzione tra costi variabili e costi fissi che normalmente è fatta dalla contabilità analitica e dal Controllo di Gestione.

Cosa determina l’equilibrio economico?

L’equilibrio economico dipende essenzialmente da 2 condizioni: l’efficienza, ovvero, l’attitudine a utilizzare i fattori produttivi ottimizzandone l’acquisto e l’impiego (cioè senza sprechi, tempi morti, ecc.).

La seconda, l’efficacia della gestione aziendale che si riferisce alla capacità di ottimizzare i risultati ottenuti (cioè il volume d’affari, la qualità dei prodotti, ecc.).

Per comprendere che cosa è all’origine dell’equilibrio economico è opportuno verificare la presenza delle 2 condizioni innanzitutto nell’ambito della gestione operativa o caratteristica, cioè nella gestione del business aziendale (progettare, acquistare, produrre, vendere, amministrare).

L’altra grande componente della gestione globale è la gestione finanziaria (che comporta il sostenimento di interessi passivi per l’uso del capitale di debito).

La differenza tra equilibrio economico, finanziario e patrimoniale

Il fatto che un’azienda sia dotata di equilibrio economico in un dato periodo non significa necessariamente che sia equilibrata anche dal punto di vista finanziario.

L’equilibrio finanziario riguarda i flussi di entrate e di uscite di mezzi liquidi, che sono una cosa diversa dai ricavi e dai costi, innanzitutto perché possono manifestarsi prima o dopo il conseguimento dei ricavi (all’emissione della fattura) e il sostenimento dei costi.

L’impresa è dotata di equilibrio finanziario quando è in grado di fronteggiare tempestivamente le uscite scaturite a qualsiasi titolo dalla gestione.

Ciò implica che i mezzi monetari per fronteggiare le uscite siano non solo adeguati, ma anche che si distribuiscano nel periodo considerato in modo tempestivo rispetto alle uscite.

Per fronteggiare le eccedenze di uscite rispetto alle entrate, che comunemente si manifestano nei vari momenti della gestione, l’azienda deve disporre di un adeguato ammontare di capitale, apportato dai proprietari (capitale proprio) o da finanziatori esterni (capitale di debito).

È a questo riguardo che si parla di equilibrio patrimoniale, misurato dal rapporto tra capitale proprio e capitale di debito.

La condizione di equilibrio o solidità patrimoniale è che l’azienda sia sufficientemente capitalizzata, cioè non eccessivamente indebitata, per evitare tutte le conseguenze negative che il forte indebitamento comporta non solo nel breve, ma soprattutto nel lungo periodo.

Fonte: https://farenumeri.it/equilibrio-economico/

 

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