Le aziende si stanno predisponendo a chiudere i bilanci di esercizio, ben sapendo che il mese e mezzo che manca alla chiusura dell’anno, ben difficilmente potrà variare l’andamento ormai già delineato.
Del resto le banche, già dai primi mesi del prossimo anno, inizieranno a chiedere delle pre chiusure dei bilanci, senza attendere i tempi canonici della predisposizione del bilancio e della sua approvazione da parte dei soci.
Cosa le banche si aspettano dalle aziende loro clienti? Solo ed esclusivamente che l’azienda abbia la capacità di creare valore.
Tenere quindi sotto controllo alcuni indicatori può fare la differenza tra ricevere o no un nuovo finanziamento, quindi, l’imprenditore deve avere in mano degli strumenti che lo aiutino nelle scelte; uno di questi è l’analisi di bilancio che permette di avere informazioni riguardo l’equilibrio reddituale, patrimoniale e finanziario.
Il bilancio è infatti il documento che raccoglie le informazioni sull’assetto e sull’andamento delle performance aziendali, un utilissimo strumento di controllo della gestione, fondamentale per capire l’impatto delle scelte strategiche ed inoltre, mettendolo a confronto con quello di altre aziende (o comunque effettuare un benchmark con le medie di settore), si può capire in che posizione ci si trova rispetto alla concorrenza.
Per i soggetti esterni (banche e grandi creditori) contribuisce a capire i rischi che si corrono intraprendendo (o mantenendo) quel rapporto; in particolare le banche che si chiedono se sia opportuno o meno concedere credito, scelte fatte guardando quanto emerge dai bilanci.
Vediamo quali sono gli indicatori che le banche osservano maggiormente.
DEBT/EQUITY
Il rapporto indica il grado di equilibrio tra mezzi di terzi e mezzi propri, utilizzato per monitorare il rischio finanziario delle aziende. Al numeratore troviamo la PFN, quindi il totale dei debiti finanziari al netto delle disponibilità liquide, ed al denominatore il Patrimonio Netto.
Quando il Patrimonio Netto è pari alla PFN l’indicatore assumerà il valore di 1.
In assoluto non esiste una fattispecie di “troppo debito”, ma è un indicatore sempre tenuto sotto controllo per evitare di comprimere la finanza aziendale da un livello insostenibile di debiti.
DEBT/EBITDA
Questo indice è complementare al precedente, esprimendo la capacità dell’azienda di coprire i debiti mediante il reddito derivante dalla gestione caratteristica. Il rapporto mostra, a grandi linee, entro quanto tempo l’azienda potrà ripagare il debito.
DEBT SERVICE COVERAGE RATIO
Questo indice mostra la capacità dell’impresa di far fronte alle uscite di cassa dovute al rimborso di debiti (quota capitale + interessi) nell’anno. Se è pari a 1 significa che tutto il flusso di cassa operativo sarà utilizzato per ripagare i debiti contratti. Se è inferiore a 1, probabilmente l’azienda non sarà in grado di far fronte alle uscite finanziarie con il flusso di cassa generato dalla sua gestione operativa.
EBITDA MARGIN
La redditività operativa è un indicatore fondamentale per comprendere l’efficacia della gestione operativa dell’impresa. Questo viene calcolato come rapporto tra l’EBITDA ed il fatturato.
È difficile trovare un valore di riferimento adatto a tutte le aziende, perché molto dipende dal settore e dal mercato in cui si trovano, ma in generale possiamo dire che l’EBITDA Margin in crescita negli anni è sicuramente un fattore positivo per chi sta osservando e valutando l’azienda.
ROI
Questo indicatore è calcolato come il rapporto fra l’EBIT ed il capitale investito netto ed in sostanza mostra a quanto ammonta la redditività operativa degli investimenti aziendali. Viene utilizzato dalle banche per capire se l’investimento nell’impresa sia conveniente. Una volta calcolato il ROI dell’azienda, che rappresenta il rendimento che si aspettano in termini percentuali, viene messo a confronto con altri possibili investimenti che hanno un livello di rischio simile.
CASH TO CASH CYCLE
Il Cash to Cash Cycle è una funzione che esprime il tempo (misurato in giorni) necessario ad un’azienda per convertire i suoi investimenti in scorte e altre risorse in flussi di cassa dalle vendite.
Per calcolarlo si devono calcolare i tempi delle tre diverse fasi che lo compongono:
DSI: Days Sales of Inventories, cioè la durata del magazzino.
Misura quanti giorni le rimanenze restano in magazzino prima di essere utilizzate nel processo produttivo o essere vendute.
Si calcola:
DSO: Day Sales outstanding, cioè la durata dei crediti verso clienti.
Per la durata dei crediti verso clienti misura i giorni che intercorrono in media tra l’emissione della fattura e l’incasso della stessa e misura la qualità del credito che l’impresa concede.
Si calcola:
DPO: Day Payables outstanding cioè la durata dei debiti verso fornitori.
Misura i giorni che intercorrono in media tra l’acquisto dei beni ed il pagamento del debito.
Si calcola:
È intuitivo che per il calcolo di questi ultimi tre indici, non sono sufficienti i soli dati di bilancio, che vanno integrati con ulteriori informazioni operative.
Per calcolare il Cash to Cash Cycle basterà effettuare questo semplice calcolo: DSI + DSO – DPO.
Va da sé che i possibili indici e le possibili analisi di bilancio sono innumerevoli, a volte con un insieme di difficile interpretazione, troppo legati agli specifici settori economici di attività.
Per non perdersi in una ridondanza d’informazioni (a volte poco o nulla indicative) limitiamo a questi sei indici un ulteriore intervento sul nostro blog, verificando la metodologia di calcolo in esempi concreti.
Stabilendo un principio, che l’immediatezza del dato – seppur approssimato – fa premio sull’accuratezza al decimale in lunghi tempi di elaborazione.